Home Calcio 360º A 16 anni dall’ultima volta riecco Crotone-Cosenza: dopo la sosta derby da brividi

A 16 anni dall’ultima volta riecco Crotone-Cosenza: dopo la sosta derby da brividi

by Redazione Sport Team Calabria

 

Che il calcio in qualche modo esprima la condizione socio-economica di una città o addirittura di una Regione intera, non è detto, non sempre è un’equazione perfetta. Non lo è stato – ad esempio – per il FC Crotone capace, dopo una scalata lunga 25 anni, di calcare i palcoscenici migliori del calcio italiano (la Serie A) pur essendo la provincia più povera d’Italia. Non lo è stato per tanti anni per il Cosenza, una città dall’economia più florida di quella pitagorica ma non certo alla pari con Bolzano o Trento per citarne alcune; ma che comunque è stata capace di competere ad alti livelli (e per tanti anni) in Serie B, mettendo in mostra calciatori importanti come Lentini, Altomare, Tatti ed il grande Gigi Marulla.

Riscontri tra “status” sociale e sport, in particolare calcio, che quest’anno sembrano invece esserci, appaiono riscontrabili in una Serie B che su 19 compagini, del meridione ne conta solo 7, tra cui – appunto – le due calabresi.

E si perché tutto potevano immaginare, lupi e squali, meno che si trovassero in questo stato, in questa posizione a questo punto del campionato, ed inoltre con il derby alle porte.

RITORNI –

Il momento di entrambe le compagini, infatti, non è esaltante, tutt’altro: entrambe le squadre, per motivi diversi, arriveranno a questo derby con la stessa e identica situazione, sia Cosenza che Crotone hanno pagato (finora) a caro prezzo il “ritorno” in questa serie.

I cosentini lo hanno fatto dopo una magica cavalcata, nella quale il condottiero Braglia – subentrato a campionato in corso a Fontana – ha dapprima gettato benzina sul fuoco, provando a stimolare un ambiente diventato un po’ indolente per i (non)risultati; facendo parlare poi i risultati con la notte di Pescara come ciliegina sulla torta a coronamento di una stagione da sogno che ha riportato i bruzi in B dopo ben 15 anni.

I crotonesi, al contrario, è come se fossero tornati in purgatorio dopo due anni di (inaspettato) paradiso nei quali, forse, si erano abituati troppo bene (anche se non erano certo i più adulati, i più desiderati, tutt’altro), e che di conseguenza – probabilmente  –  hanno “imborghesito” un po’ tutto l’ambiente reo di aver iniziato a fare voli pindarici.

ESTATE DIFFICILE – 

Ed anche se con sfaccettature diverse, i rossoblu silani e ionici, hanno vissuto un’estate tribolata.

La società del presidente Vrenna, dopo aver accettato la retrocessione sul campo, non lo ha fatto (giustamente) nei tribunali, quando è scoppiato il caso plusvalenze nel quale era coinvolto (anche) il limpido Chievo Verona, portatore di sani valori sportivi tanto da uscire alla ribalta della cronaca sportiva come “favola” Chievo. Si certo, come no.

E, senza voler entrare nel merito per ribadire cose scontate e conoscendo la “pena” inflitta al Cesena, altra società coinvolta nello scandalo; non si può non ammettere che questa vicenda ha condizionato le manovre societarie pitagoriche.

Innanzitutto nella scelta dell’allenatore, caduta dopo una corte spietata su Giovanni Stroppa, uno dei profili migliori sulla piazza, ma nettamente ritardata. E poi, la vicenda ha influenzato direttamente ed indirettamente le operazioni di mercato.

Si perché, una cosa è provare a fare una squadra per la Serie A, altra cosa è allestirne una per la B. Indirettamente perché ha dato l’illusione ad alcuni calciatori, che la categoria potesse essere ancora la Serie A, mentre invece si sono ritrovati a dover iniziare un campionato di B con tante, forse troppe pressioni. (Ma del campo diremo tra poco) . Dunque mister Stroppa – che non si è mai nascosto – si è ritrovato con un gruppo di giocatori non convinto totalmente della scelta di restare o comunque sempre sui binari dell’indecisione cosa che – irrimediabilmente – influiva sulla concentrazione in allenamento e su alcuni “mal di pancia”.

I problemi “estivi” della società di Guarascio, invece, riguardano il discorso stadio ed i rapporti non proprio idilliaci tra tifoseria e società.

Al termine della stagione di Serie C, conclusasi il 16 giugno giorno della finale play-off col Siena, si è già pensato ai lavori atti ad ammodernare il San Vito – Marulla, diventato obsoleto vista l’assenza di 15 anni del Cosenza dalla B. Lavori che avrebbero dovuto riguardare sia gli spalti che il manto erboso. E mentre non ci sono stati problemi di sorta con i primi, la rizollatura del manto erboso è stata fonte di fraintendimenti e situazioni sgradevoli.

La stessa è infatti sopraggiunta solo pochi giorni prima del match casalingo con l’Hellas Verona tale da non permettere l’aderenza della nuova erba al terreno sottostante. E, nonostante gli ispettori della Lega avessero dato il loro benestare qualche giorno prima, l’arbitro, il signor Piscopo, dopo un sopralluogo con i due capitani ha deciso che il terreno fosse impraticabile non permettendo lo svolgimento della gara. Il tutto con circa 10.000 tifosi ancora fuori dai cancelli chiusi. Di conseguenza, anche per le tante proteste dei dirigenti scaligeri, 0-3 a tavolino e boccone amaro ingoiato. Anche qui non vogliamo entrare nel merito o trovare un responsabile, ma iniziare una stagione così non è stato l’ideale.

In più alcuni malumori della tifoseria (i soli 1000 abbonati lo dimostrano) che non ha apprezzato alcune manovre della società riguardanti la campagna abbonamenti inizialmente riguardante 21 partite casalinghe, tra cui la gara col Verona poi non disputata e mai rimborsata. Stessi tifosi che non hanno valutato positivamente le operazioni di mercato portate avanti dal Direttore Sportivo Stefano Trinchera, anche se – a nostro avviso – il ritorno di Tutino, i colpi Maniero e Garritano, costituiscono acquisti di livello.

I BUONI PRESUPPOSTI ED IL CAMPO –

Insomma, stagione che non iniziava sotto i migliori auspici, almeno dal punto di vista “amministrativo” e strategico. Ma poi si sa, nel calcio c’è un unico giudice supremo: il campo.

Bene, almeno sulla carta, sia Cosenza che Crotone, sembrano ad inizio stagione avere tutte le carte in regola per raggiungere gli obiettivi prefissati: salvezza per la prima, immediato ritorno in massima serie (anche passando per i play-off) per la seconda.

Braglia si dice contento della rosa a disposizione ed in effetti, come già da noi ribadito, gli arrivi dei vari Cerofolini, Capela, Legittimo, Varone, Garritano, Maniero e Tutino, oltre alle conferme dei vari Mungo, Dermaku (miglior difensore della C), Corsi, Saracco , eccetera; confermano l’importanza della rosa stessa.

Dall’altra parte, c’è un Giovanni Stroppa che si ritrova con 8-9 undicesimi della formazione titolare che poi così male in serie A non aveva fatto: Cordaz, Faraoni, Sampirisi, Benali, Berberis, Nalini, Budimir, Stoian, Simy. E che continua a sostenere – senza celare quale sia il suo pensiero – che a ha a disposizione una squadra davvero forte.

Ma nessuno dei due tecnici aveva fatto il conto con il campo. Già, quel crudele giudice supremo, che è il campo.

La sentenza è irrevocabile: né Cosenza né Crotone sono pronte!

NUMERI –

Numeri impietosi per entrambe, numeri che testimoniano una crisi forse non di gioco (almeno per il Cosenza) ma sicuramente di risultati che poi, nello sport, sono l’unica cosa che conta.

Ebbene: sedicesimo posto con 8 punti per il Cosenza, frutto di una sola vittoria (2-0 con il Foggia), 5 pareggi e 6 sconfitte, 10 reti segnate, 18 subite.

Se un osservatore esterno leggesse questi dati senza mai aver visto giocare i cosentini, parlerebbe di una stagione disastrosa, ma così non è.

Il Cosenza, infatti, non ha quasi mai subito un dominio totale dagli avversari, al contrario ha disputato ottime prestazioni perdendo tanti (troppi) punti nei minuti finali di gara: dalla prima giornata sul campo dell’Ascoli, a Cosenza – Pescara del 20 ottobre quando un gol-no gol di Crecco al 88’ ha letteralmente portato via due punti più che meritati e svaniti per non aver concretizzato varie occasioni per il raddoppio.

Fino all’ultima gara con il Lecce, l’emblema di questo inizio di stagione come detto anche dallo stesso Braglia nel post-partita. Cosenza che parte male, regala i primi 25 minuti agli avversari nei quali va sotto di due reti, ma che poi reagisce in maniera veemente. Il tecnico toscano cambia modulo e la squadra va a mille trovando il pareggio con una doppietta dello scatenato Tutino. Poi però, dopo soli due minuti dal pari, si fa infilare da un contropiede neanche molto pericoloso, pagando la voglia di andare a vincere la gara ma alla fine perdendola.

Dunque una squadra generosa che sta senza dubbio pagando lo scotto da neo-promossa, alcuni limiti strutturali e la mancanza – per ora – di quella cattiveria propria di una squadra avvezza alla categoria.

Quattordicesimo posto con 12 punti per il Crotone, frutto di 3 vittorie, 3 pareggi e 6 sconfitte, 14 reti segnate e 17 subite.

Difficile capire (o forse no) cosa stia mancando agli squali che a detta anche degli addetti ai lavori, erano una della formazioni accreditate alla promozione. Al contrario del Cosenza, qui è intervenuto il cambio della guida tecnica con Stroppa allontanato dopo la nona giornata quando i punti erano 11 ma le prestazioni non convincevano affatto. Stroppa avrebbe forse, il condizionale è d’obbligo, sbagliato l’iniziale impostazione tattica, mettendo alcuni calciatori fuori ruolo (Benali su tutti), e non dando una chiara identità alla squadra “senza attributi” a parer suo e non solo. L’arrivo di Oddo, anche se chiaramente dopo due sole gare è prematuro fare un bilancio, ha si dato qualcosa di nuovo, ma ha allo stesso tempo evidenziato i limiti mentali di una squadra che a volte si specchia troppo e che non riesce ad esser concreta. In più una fragilità difensiva preoccupante ed una negatività conclamata dagli episodi, tutti davvero sfavorevoli.

IL DERBY –

Ecco spiegato perché non sembra affatto la stagione delle due calabresi. Come risollevarsi? Beh facile, vincendo il derby!

E si perché, neanche a farlo apposta, come in una delle più complesse trame di un giallo, dopo la sosta le due cugine si ritroveranno faccia a faccia allo stadio Ezio Scida, in una gara che varrà davvero molto.

E non tanto per le tifoserie, amiche da tempo ed unite nella rivalità (calcistica) con altre società calabresi, anche se poi il derby lo vogliono vincere tutti; ma soprattutto per l’importanza della posta in palio che mai come in questo caso sarà altissima.

Certo, se una della due compagini dovesse perderla questa gara, avrà modo e tempo per rifarsi, ma per quella che dovesse vincerlo, potrebbe iniziare una nuova “vita”.

Ci sperano i tifosi del Cosenza che nei 4 e unici precedenti di B (stagione 2000-01 e 2001-02) hanno sempre trionfato: passando allo Scida 1-2 il primo anno e 0-2 il secondo e al San Vito 3-0 prima e 1-0 poi.

Fanno i dovuti scongiuri, invece, quelli del Crotone che vorrebbero vincerlo (finalmente) un derby contro i cugini a loro più simpatici e magari rilanciare le proprie ambizioni.

Derby che manca proprio da quella stagione, da ben 16 anni: dopodiché ci fu il buio per il Cosenza, radiato l’anno successivo e ripartito dagli inferi, la luce per il Crotone che, retrocedette si, ma posò le basi per continuare la marcia spedita verso l’eldorado insperato e solo sognato.

Lunedì 26 novembre, stadio Ezio Scida ore 21:00, Crotone – Cosenza che non sarà certo River Plate – Boca Juniors (di scena due giorni prima), ma siamo sicuri che qualche vecchio emigrato calabrese, anche dalla lontana Argentina, un’occhiata al derby la darà.

 

Related Articles

Leave a Comment