Home Serie BCosenza Braglia, l’uomo giusto al momento giusto

Braglia, l’uomo giusto al momento giusto

by Redazione Sport Time Calabria

Nel mondo del calcio si sprecano spesso molte parole e percentuali su quanto un allenatore possa incidere nei risultati di una squadra. Nel caso del Cosenza e di mister Braglia si può dire in maniera sostanzialmente oggettiva che il peso specifico dell’allenatore toscano è molto alto nella promozione dei lupi in Serie B.

Basti ricordare che Braglia prese la squadra del Presidente Guarascio penultima in classifica alla sesta giornata dopo l’esonero di Gaetano Fontana che fine a quel frangente conquistò la miseria di soli 2 punti in 5 giornate e un’esclusione, praticamente suicidandosi, al primo turno di Tim Cup contro l’Alessandria (3-2 per i piemontesi al San Vito) per poi portarla nel campionato cadetto.

L’esordio dell’odierno allenatore dei lupi avvenne contro il Catania, in una partita persa dai rossoblu per 1-0 ma che già aveva dato la percezione che qualcosa stesse cambiando nell’ambiente cosentino. Nella giornata successiva la vittoria nel derby contro la Reggina al “Granillo” (1-0 gol di Mendicino) diede una prima fiducia ai giocatori e ai tifosi su quella che probabilmente era la strada giusta da intraprendere. Rispetto al suo predecessore infatti, Braglia ruppe il 4-3-3 che molti disastri aveva generato con Fontana e cominciò a lavorare con un più solido e precauzionale 3-5-2. La squadra di certo non brilla per estetica ma comincia ad ottenere un paio di vittorie (risicate ma preziose) che consentono di uscire dalla zona pericolosa della classifica.

 

La sconfitta del 19 Novembre contro il Catanzaro per 2-1 al “Ceravolo” riportò un po’ di inquietudine tra i supporters rossoblu ma non a Braglia che in quella situazione predicò calma aggiungendo che con il lavoro i risultati sarebbero arrivati. E arrivarono alla grande: dopo la sconfitta nel derby contro le aquile, i lupi fecero 20 punti nelle successive 10 gare e sconfissero in due gare secche di Coppa Italia di Serie C (entrambe fuori casa) squadre importanti come Catania e Lecce. Nel calciomercato di Gennaio inoltre Braglia, di comune accordo con il Direttore sportivo Trinchera, decise per operazioni importanti sia in entrata che in uscita: via Statella (alla Ternana) e Mendicino (al Monza) che trovavano poco spazio col nuovo modulo oltre a Perina (alla Sambenedettese) che comunicò l’intenzione di cambiare aria; arrivarono invece Okereke dallo Spezia e Perez dall’Ascoli. Scelte di mercato “forti” del tecnico di Grosseto che testimoniarono la volontà di mettere il collettivo davanti al singolo individuo.

Da Febbraio in poi il Cosenza assunse una personalità fortemente altalenante: fuori casa vinceva praticamente sempre e in casa non vinceva praticamente mai. Sembrava che il gioco di Braglia fosse letale soprattutto quando non erano i lupi a fare la partita, dando la possibilità di ripartire in contropiede con azioni rapide impostate da Palmiero e Bruccini e concluse con la velocità di Tutino e Okereke. Non è un caso che questi 4 calciatori ebbero una crescita più spiccata in senso tecnico e tattico sotto la gestione Braglia. Questo particolare trend di risultati permise comunque di rimanere in piena zona play off ma le due partite interne contro Catanzaro (0-0) e Rende (3-0 per i biancorossi) accesero le critiche dei tifosi che contestarono ai loro beniamini di non ottenere successi in partite da loro molto sentite per rivalità nei confronti degli avversari. Ed effettivamente anche l’umore dei calciatori dopo la debacle interna nella “stracittadina” col Rende non era al massimo, Braglia fece pubblicamente “mea culpa” per alcuni errori tattici commessi da lui stesso in quella gara ma esortò nuovamente i tifosi a stare vicino alla squadra poichè si sarebbero tolti grandi soddisfazioni insieme. Ed ancora una volta una sconfitta in un derby si rivelò uno spartiacque decisivo. Da lì in poi i lupi vinsero le ultime 2 partite di campionato che gli permisero di arrivare ad un buon 5° posto valevole per i play off. Il resto, come ben sapete (e forse come sapeva già Braglia) è storia.

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