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Crotone-Venezia: analisi tattica

by Redazione Sport Team Calabria

Crotone-Venezia era l’ennesima occasione per la squadra pitagorica per trovare quella vittoria che, a detta di molti, compreso Oddo, è quello che serviva al Crotone per sbloccarsi mentalmente ed iniziare un nuovo campionato.
L’avversario di turno era uno di quelli più rognosi, guidato molto bene dal subentrato Zenga che, prima di questa sfida, poteva vantare 15 punti raccolti in 8 gare disputate, frutto di 4 vittorie, 3 pareggi ed una sola sconfitta, peraltro rocambolesca nel finale a Cittadella (3-2). Nello stesso periodo il Crotone di punti ne aveva raccolti invece solamente 5, e nelle ultime 7 partite non aveva raccolto neanche una vittoria, per quello che era ed è il peggior rendimento tra le 19 squadre di B in questo determinato periodo.

Per provare ad invertire questa tendenza Oddo sceglie, forse sulla scia della buona prestazione di Cremona, prima della pausa imposta dal calendario, di riproporre il 3-5-2. La prima cosa che risalta se andiamo a vedere l’undici iniziale scelto dal tecnico è l’assenza contemporanea di Stoian e Firenze, forse i due uomini più tecnici in rosa; ed anche quella di Rohden al quale sono stati preferiti per il trio di centrocampo Molina, Barberis e Zanellato.

Zenga risponde, a sorpresa, anche lui con un 3-5-2. Viste le diverse assenze di uomini chiave, il tecnico ex Crotone sceglie quindi uno schieramento accorto che fa sa “specchio” a quello avversario, con accoppiamenti a centrocampo ben precisi. La coppia d’attacco è composta da due giocatori tecnici e rapidi come Di Mariano e Citro, mentre i centrali di centrocampo sono Falzerano, Schiavone e Pinato.


Il primo tempo a livello spettacolare offre ben poco al pubblico. Il Crotone tenta di fare la gara, di mettere aggressività e di mostrare voglia di vincere, ma spesso gli uomini in maglia rossoblu vanno fuori giri. È evidente la poca lucidità nei momenti decisivi, come quando c’è da fare l’ultimo passaggio, o comunque quando c’è da rischiare ed andare oltre la giocata standard. Di contro il Venezia fa la sua gara, attendendo il Crotone, non andando quasi mai a prendere alti i centrali difensivi, ma cercando di marcare tutti i possibili ricevitori chiudendo ogni linea di passaggio importante. Il lavoro dei centrocampisti di Zenga è quello di attaccare i portatori di palla rossoblu non appena questi giungevano sulla linea mediana o oltre, facendo molta densità e provando ad indirizzare le offensive crotonesi sulle fasce. In alternativa i lagunari costringevano i difensori del Crotone a provare il lancio lungo verso le punte, puntando sulla superiorità numerica (3 vs 2) coi propri centrali difensivi che stavano molto stretti e marcavano da vicino Budimir e Spinelli.

Uno degli aspetti più interessanti del primo tempo, e del Crotone in particolar modo, è stato quello che riguardava i tre centrocampisti centrali. Diversamente da come si sarebbe potuto pensare, né Barberis né Zanellato avevano il compito di giocare in modo classico avanti la difesa, anzi a seconda dei diversi momenti abbiamo visto schieramenti sempre diversi e variabili. In fase offensiva, ad esempio, Barberis e Zanellato partendo da posizione di interni avevano il compito di alzarsi molto, specie Zanellato, ed andare a supportare centralmente le due punte, con inserimenti in area sui cross che arrivavano dalle fasce.

In fase difensiva invece Barberis e Molina tendevano a stare più vicini ed a formare uno schermo davanti la difesa, mentre Zanellato prendeva il regista avversario, sia che questo fosse il mediano Schiavone o il centrale difensivo Modolo, quando il Venezia provava a costruire dal basso; mentre indietreggiava tra i due compagni di reparto, quando il Venezia lanciava lungo, per provare a sfruttare la sua altezza. Quando invece era il Crotone a costruire da dietro abbiamo visto i tre alternarsi per andare a prendere palla, con gli altri due che si alzavano oltre i centrocampisti avversari.
Queste disposizioni non hanno creato particolari grattacapi al Venezia, disegnato da Zenga proprio in modo da ostruire e bloccare ogni azione manovrata avversaria, con i tre centrocampisti molto bravi a marcare e seguire l’uomo che arrivava nella propria zona.

Anche sulle fasce il Crotone ha trovato pochi sbocchi e i duelli tra Zampano e Martella da una parte, e Faraoni e Bruscagin dall’altra, hanno visto poche cose degne di nota, con i quattro che si sono più o meno equivalsi e bloccati a vicenda. In attacco Budimir e Spinelli hanno avuto diverse difficoltà a duettare ed a trovare gli spazi giusti in area di rigore. L’argentino veniva più spesso fuori, provando a fare movimento intorno al croato, ma in quei frangenti mostrava tutti i suoi limiti nella conduzione del pallone, mentre invece rendeva un po’ meglio quando stazionava più vicino alla porta. La prima frazione si conclude con gli ospiti in vantaggio, dopo che su un cross tutt’altro che irresistibile dalla destra Faraoni guardava il pallone invece andarci con decisione incontro, facendosi anticipare facilmente da Modolo. La punizione da cui nasce il gol è anche emblematica delle difficoltà del Crotone in fase di costruzione con Molina che, pressato e senza possibilità di giocare il pallone in modo propositivo a causa del buon posizionamento degli avversari, si fa rubare la sfera commettendo poi fallo.
Il secondo tempo è invece tutt’altra storia, almeno nei primi 25 minuti. Oddo cambia tutto, fuori Golemic e Spinelli, dentro Stoian e il rientrante Nalini. I due vanno a sistemarsi ai lati di Budimir, col rumeno a sinistra e Nalini a destra. A centrocampo le indicazioni rimangono all’incirca le stesse, con la differenza che Zanellato fa più stabilmente il trequartista vicino a Budimir, e con anche Barberis che spinge con più decisione, lasciando sempre più Molina a fare il mediano.
La differenza si vede sin da subito. L’atteggiamento dei rossoblu cambia ed è aiutato dalla nuova disposizione tattica e dalla verve di Stoian che mostra una gran voglia di fare e che inizia il suo classico elastico tra la fascia e la zona più interna, sempre sulla sinistra, dove mette molto in difficoltà la fase difensiva del Venezia che non sa come arginarlo.

Dell’entrata di Stoian usufruisce anche Martella che duettando più spesso col compagno inizia ad essere molto più incisivo e costante nella spinta e nei cross in mezzo. Stesso discorso anche per Faraoni dal lato opposto che, si sovrappone molto più spesso, grazie alla presenza di Nalini che partendo largo porta spesso via l’uomo e crea spazi interessanti, pur rimanendo molto impreciso in occasioni dei cross effettuati.
Se parliamo di numeri possiamo dire che Oddo schiera il Crotone nella ripresa con un 4-2-3-1, almeno in fase difensiva, con Barberis e Molina davanti la difesa.

La squadra di casa viene premiata con il gol del pareggio che sembra svoltare totalmente l’inerzia della gara a favore dei rossoblu pitagorici. Nel frattempo però Zenga si accorge che le cose non vanno più bene come nella prima frazione, ed aggiusta lo schieramento dei suoi, rimettendosi nuovamente a specchio e passando al suo usuale 4-3-3. Prima lo fa con gli uomini che ha in campo: Zampano si abbassa sulla linea dei 4 difensori, con Bruscagin sulla fascia opposta, Cernuto sale come interno di centrocampo e prende il posto di Falzerano che si era spostato sulla fascia destra nel tridente composto da lui, Citro centrale e Di Mariano sulla sinistra. Il tecnico veneziano completa la “trasformazione” inserendo poi Marsura e Gejio per un 4-3-3 vero e proprio.
Per quanto riguarda il Crotone si vedono alcune buone azioni, una su tutte quella che porta al palo colto da Zanellato di testa. Azione che parte da dietro con Molina che imposta, interessante vedere come Zanellato e Barberis siano inizialmente bassi che offrono un appoggio a facile ai centrali difensivi o a Molina stesso, per poi andare a imbastire e finalizzare l’occasione da rete.
Barberis si lancia sulla fascia sinistra sfruttando lo spazio lasciato libero dal taglio interno solito di Stoian. Budimir con una spiazzata prolunga il lancio di Molina proprio per Barberis il quale serve lo stesso Budimir che non scappa al centro dall’area ma rimane a supporto del compagno. Il croato è bravo a proteggere la palla e a crossare sul secondo palo dove arriva proprio Zanellato che in tuffo di testa coglie il palo. L’azione meglio costruita dell’intera gara.
Tra gli aspetti positivi di questo secondo tempo per il Crotone ci sono sicuramente Budimir e Stoian che a tratti sono sembrati quelli che i crotonesi ben conoscono e da cui tanto bene erano stati abituati in passato. Il centravanti da unico riferimento centrale dell’attacco dà il meglio di sé, lo sapevamo un po’ tutti, e nel secondo tempo contro il Venezia ne ha dato ulteriore dimostrazione. Stoian invece, entrato col piglio giusto, fa davvero quello che vuole sul versante sinistro dell’attacco e dimostra che, se in giornata, è impossibile rinunciare a lui che con i suoi movimenti e i suoi passaggi fa girare meglio l’intera squadra.
Qui lo vediamo ricevere tra le linee una bella verticalizzazione rasoterra di Molina per poi andare al tiro da ottima posizione. In più c’è anche il rientro di Nalini che, anche se ieri era tutt’altro che il Nalini che abbiamo apprezzato, cosa normale se si torna in campo dopo diverse settimane di assenza, ed in un contesto peraltro non facile, dà comunque delle opzioni in più alla squadra. Crea apprensione negli avversari e dà comunque l’impressione di poter essere sempre pericolo quando riceve il pallone, sia largo sulla fascia che in zona più centrale.

La fase finale della gara è equilibrata, il Crotone sbatte sul Venezia che prova anche a rendersi pericoloso dalle parti di Cordaz, ma in generale le due difese tengono molto bene e la gara termina con un pareggio che accontenta solamente Zenga. Oddo potrà e dovrà ripartire dalle buone indicazioni della ripresa, urge un po’ di chiarezza anche dal punto di vista tattico: se è vero che spesso le prestazioni non dipendono solo dai moduli ma dall’atteggiamento dei giocatori e da altri diversi fattori, è pur vero che trovare un’identità precisa è fondamentale per una squadra che vuole iniziare a raccogliere risultati positivi con continuità. Appare quindi quasi obbligatorio ripartire dal 4-3-3 o 4-2-3-1 con Budimir, o Simy, come riferimento centrale, con la classe di Stoian al servizio della squadra, con il recupero pieno di Nalini e con la difesa a 4 che dà maggiori garanzie di solidità, specie se protetta da due mediani.

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