Nel week end in cui viene battezzata la “Uefa Nations League” la nuova Italia di Roberto Mancini ha fatto il suo esordio in una gara con in palio i tre punti. Sì, perchè, i massimi vertici del calcio europeo hanno deciso di sostituire le classiche amichevoli con una competizione che senza dubbio renderà più interessanti le pause per le nazionali.
La “Uefa Nations League” si compone di quattro divisioni o quattro leghe, a seconda di come le si voglia chiamare, con la prima divisione di cui fanno parte le squadre più forti e via a scendere fino alla quarta divisione dove troviamo le squadre che occupano gli ultimi posti del ranking UEFA. Ogni divisione è suddivisa a sua volta in quattro gironi da tre squadre (Lega A e B) e da quattro squadre (Lega C e D). La prima di ogni girone viene promossa alla lega superiore mentre l’ultima retrocede nella lega inferiore. Per quanto riguarda la Lega A, di cui fa parte l’Italia, le vincitrici dei rispettivi gironi si affronteranno poi in una “final four” che decreterà la vincitrice della competizione. Inoltre, una volta terminate le qualificazioni per gli europei 2020, le sedici vincitrici di tutti i gironi di ogni Lega giocheranno dei playoff che metteranno in palio ulteriori quattro posti per la massima competizione per nazionali europee che nella prossima edizione si disputerà in dodici diverse città europee, con semi-finali e finale che si giocheranno a Wembley (qualora una o più squadre dovessero avere già il pass per Euro 2020, parteciperà ai playoff la seconda classificata del gruppo).
Insomma quella di ieri sera è stata partita vera a tutti gli effetti. Nella Bologna che lo ha visto esordire a soli 16 anni in serie A, Roberto Mancini ha schierato un undici di partenza che non ha convinto del tutto. Il modulo scelto sul quale il CT proverà a plasmare la sua nazionale è il 4-3-3, quello sempre più utilizzato, pur con diverse interpretazioni, nel calcio di oggi. A far discutere sono state però alcune scelte, partendo innanzitutto dal centravanti. A guidare l’attacco è stato infatti Mario Balotelli che in questa stagione ha collezionato soltanto 75 minuti di gioco nel suo Nizza e che, tra l’altro, aveva avuto un piccolo problemino fisico già nel pre-partita. Mentre sono rimasti fuori Ciro Immobile, neanche subentrato, e Andrea Belotti che ha invece iniziato bene la stagione segnando un gol a San Siro contro l’Inter e fornendo due ottime prestazione anche nelle altre due gare contro Roma e Spal.
Ai lati di Balotelli a completare il tridente Bernardeschi sulla destra, legittimato dalla grande considerazione che Allegri sta avendo per lui in questo inizio di campionato, e Insigne, al momento intoccabile sulla sinistra, il quale però anche giocando con un modulo molto simile a quello del suo club di appartenenza non riesce a incidere in nazionale neanche in minima parte rispetto a quanto fa solitamente con la maglia del suo Napoli. A centrocampo trio composto da Jorginho regista, Gagliardini e Pellegrini interni. Per quanto concerne questi ultimi nulla da dire sulle loro qualità, se non fosse che parliamo di due giocatori non titolari nei rispettivi club che hanno collezionato rispettivamente 90 e 45 minuti di gioco. In difesa invece, scontati Bonucci e Chiellini centrali, i problemi arrivano dalle fasce sulle quali hanno giocato Zappacosta, 0 minuti nel Chelsea fino ad ora, e Biraghi, titolare inamovibile nella Fiorentina e sicuramente uno tra i migliori terzini del campionato, ma probabilmente non all’altezza di una maglia da titolare della nazionale.
In porta probabilmente il migliore in campo: Gigio Donnarumma. Nella prima parte della gara, infatti, due suoi interventi fanno sì che il risultato resti in parità, il primo dei quali strepitoso sullo scatenato Zielinski che si era presentato tutto solo davanti al portierone rossonero che però gli ha chiuso la porta usando tutti i suoi 196 cm di lunghezza. Il tema tattico della gara è evidente sin dalle prime battute con l’Italia che prova a gestire il gioco e il possesso palla e la Polonia che attende rintanata nella sua metà campo per poi ripartire in modo sempre pericoloso. I polacchi si sono schierati con una sorta di 4-4-1-1 con Zielinski a fare il bello ed il cattivo tempo su tutta la trequarti a supporto del leader della squadra Lewandowski e due linee da quattro molto strette che chiudevano ogni possibile spazio grazie alla tanta corsa e all’enorme fisicità dei suoi interpreti.
Primo tempo che vede quindi un’Italia praticamente nulla dal punto di vista offensivo, complici la scarsissima forma di Balotelli che non corre e non aiuta la squadra, i tanti errori in fase di impostazione specie di Zappacosta, ed in fase di rifinitura e conclusione di Bernardeschi che appare confuso e frettoloso. Anche il centrocampo non funziona, con Jorginho marcato sempre a uomo, e i due interni che non danno alternative per la costruzione, e con Chiellini che si ritrova spesso, e addirittura più di Bonucci, a dover fare da regista. Strategia ottima quella adottata dai polacchi, quindi, legittimata dalla rete del vantaggio proprio della stella Zielinski, sempre più giocatore decisivo, che fa andare le squadre all’intervallo sul risultato di 0-1.
Nella ripresa l’Italia entra meglio in campo, strigliata molto probabilmente dal CT negli spogliatoi, ma sono decisivi tutti e tre i cambi effettuati per dare quel qualcosa in più che ha permesso di giocare meglio ed essere molto più pericolosi, ed infine di raggiungere il pareggio che comunque salva la faccia e mantiene intatte le chances di vittoria del girone. Girone che vede come terza squadra il Portogallo che gli azzurri affronteranno lunedì sera al “Da Luz” di Lisbona. Dicevamo dei cambi che si sono rivelati decisivi, dunque, a rafforzare i dubbi e le perplessità sulle scelte iniziali di Mancini. Bonaventura, uno dei leader del Milan, prende il posto di Pellegrini sul centro-sinistra del centrocampo. Mentre Belotti e Chiesa sostituiscono rispettivamente Balotelli e Insigne. E la differenza si vede, Belotti corre e pressa come un forsennato, Chiesa fa lo stesso con l’aggiunta di tanta qualità ogni volta che tocca palla. Se c’è una cosa di cui possiamo essere certi dopo la gara di ieri è che il talento viola è uno di quelli intorno a cui ricostruire e forse è arrivata l’ora di “promuoverlo” a titolare e leader tecnico della squadra.
È proprio Federico a procurarsi il calcio di rigore trasformato poi con freddezza da Jorginho che porta il punteggio sul 1-1 e regala un punto all’Italia. Punto che, per come si era messa la gara, per il pessimo primo tempo giocato e per i salvataggi di Donnarumma, può essere considerato un punto guadagnato che può far bene anche dal punto di vista del morale, vista la prestazione chiusa in crescendo da parte degli azzurri. Siamo ora curiosi di vedere se e fino a che punto Mancini avrà appreso dalle indicazioni arrivate nella ripresa, e la gara di lunedì contro il Portogallo, pur privo di Ronaldo, sarà sicuramente un test importantissimo che potrà farci capire meglio quale sarà il futuro di questa nazionale.