Che l’ormai famoso “paracadute” sia oggetto di discussione da alcuni anni è innegabile, che si abbia la vera percezione di quanto lo stesso incida o meno sulle casse delle squadre retrocesse, non è ancora scontato.
Ogni qualvolta – infatti – si avvicina la fine della stagione calcistica con la retrocessione alle porte, iniziano le polemiche ed i sospetti che vogliono (addirittura) alcune squadre alla “ricerca” della retrocessione e quindi del paracadute stesso. E questo ovviamente per un puro fattore economico, con il Dio denaro che avrebbe preso – dunque – il sopravvento anche nel mondo del calcio.
Ma può davvero convenire (economicamente) abbandonare la massima serie per intascare il tesoretto che garantirebbe la retrocessione? A nostro avviso no, assolutamente no e proveremo a spiegarne il motivo.
Crediamo sia utile partire innanzitutto dalle nuove “regole” di distribuzione della somma del paracadute: il nuovo Statuto ha introdotto alcuni nuovi parametri dividendo le compagini retrocesse in fasce, ognuna con determinati criteri:
- Nella fascia A sono inserite le società che tornano in B dopo una sola stagione in massima serie,
- Nella fascia B sono inserite le società con presenze in A per due stagioni nelle ultime tre,
- Nella fascia C sono inserite le società che lasciano la A dopo aver militato in essa per tre stagioni (anche non consecutive) nelle ultime quattro.
La somma totale prevista per le retrocesse è sempre di 60 milioni di euro cosi suddivisi:
– 10 milioni a ciascuna società di fascia A,
– 15 milioni a ciascuna società di fascia B,
– 25 milioni a ciascuna società di fascia C.
Dunque, attenendoci alle retrocessioni di questa stagione da poco terminata, il “montepremi” è così stato assegnato: 10 milioni al Benevento (fascia A), 15 milioni al Crotone (fascia B) e 25 al Verona (fascia C) per un totale di 50 milioni di euro. Ed i restanti 10 milioni?
Bene, in base alle nuove norme dettate dallo Statuto la somma residua andrà ad alimentare il “fondo” retrocesse – se così possiamo chiamarlo – della stagione successiva fino ad un massimo di 75 milioni per evitare di dover diminuire proporzionalmente la quota per ognuna delle retrocesse nei casi in cui la somma totale da assegnare superasse i 60 milioni.
Mentre invece, prima delle nuove norme, la parte residua veniva distribuita ai club di serie A che si erano classificati dal 17° posto in poi.
Un’altra cosa da tener ben presente è la tempistica che è rimasta invariata rispetto alle nuove norme: il 40% della cifra totale viene versato entro 24 ore dalla matematica retrocessione, il che può senza dubbio costituire un vantaggio per quelle società che incontrano difficoltà economiche e che devono far fronte a scadenze immediate.
Meno immediato è il versamento della restante quota che arriverà nelle casse delle società retrocesse solo 15 giorni prima della prima partita ufficiale della nuova stagione.
Dunque, facendo riferimento alla squadra del nostro territorio, ma senza voler fare i conti in tasca a nessuno, il Crotone ha ricevuto 6 milioni di euro 24 ore dopo la retrocessione, mentre riceverà gli altri 9 in agosto, a due settimane della prima gara ufficiale che presumibilmente sarà un turno di Coppa Italia Tim.
C’è poi da considerare un altro fattore che incide in maniera netta sulle casse delle squadre di calcio e cioè i diritti TV, i quali rappresentano la maggiore fonte di denaro per le stesse.
E la differenza tra Serie A e Serie B è abnorme.
Basti pensare che per i diritti della massima serie relativi al triennio 2018-2021 – dopo la rescissione del contratto con la società spagnola Mediapro – si sta tentando un accordo con cifre che supererebbero il miliardo di euro per stagione (ovviamente da dividere tra Lega e società), grazie ad una suddivisione delle gare in “pacchetti”.
Cifra esorbitante e di gran lunga superiore a quella dei diritti che riguardano la serie B.
Per la cadetteria, infatti, scaduto il contratto con Sky che nell’ultimo triennio ha versato (solo) 64 milioni di euro nelle casse delle Lega B, si è aperto uno scenario di trattative private che sembrerebbe non coinvolgere più la TV del magnate Murdoch, ma bensì altre realtà come Perform, Discovery e Mediaset.
La Lega Serie B, per il prossimo triennio pare abbia chiesto 181,5 milioni (a stagione), quasi il triplo rispetto a quanto pagato da Sky, ma sempre una cifra nettamente inferiore ai diritti di Serie A.
A conferma di quanto detto, ci sono un altro paio di cose da tener presente: la svalutazione della rosa e gli introiti derivanti da merchandising e stadio.
Una retrocessione fa chiaramente diminuire il valore dei cartellini dei giocatori, tranne alcuni casi eccezionali come potrebbero essere ad esempio Simy e Rohden per il club pitagorico, i quali si apprestano a disputare il mondiale e magari ad accrescere il loro valore.
E poi lo stadio con abbonamenti e tagliandi che subiranno un netto ridimensionamento nei prezzi e che quindi frutteranno meno soldi di quelli incassati in A soprattutto contro le “grandi”.
Facendo un calcolo totale – in conclusione – i 15 milioni incassati dal Crotone, oppure allo stesso modo i 25 incassati dal Verona, non potranno mai compensare o eguagliare gli introiti e/o i guadagni che un’altra stagione di serie A garantirebbero.
Basti pensare – ad esempio – solo ai diritti TV: il Crotone nella sua seconda stagione di serie A, ha ricevuto poco più di 20 milioni mentre, grazie anche alla riforma voluta dall’ex ministro allo sport Lotti che ha portato dal 40 al 50% la somma da dividere in parti uguali; se fosse rimasto in massima serie, nella prossima stagione ne avrebbe percepiti 32!
Va da se che, il famoso paracadute non potrà mai colmare il “danno” economico e d’immagine che una retrocessione comporta.