Succede sempre così, all’improvviso, quando meno ce lo si aspetta: nessuno (o quasi) avrebbe mai scommesso un centesimo sul Watford primo in classifica dopo quattro giornate di Premier League, a punteggio pieno, al fianco di colossi come il Chelsea di Sarri e il Liverpool di Klopp, e davanti a team come Manchester City e Tottenham. Proprio quest’ultima squadra è stata disarcionata, per mano degli Hornets, dalla sella delle proprie ambizioni, spegnendo le speranze di Pochettino di archiviare la prima frazione della Premier – prima della pausa per le nazionali – a punteggio pieno, cosa invece effettivamente successa a Vicarage Road.
Squadra perennemente in evoluzione il Watford, stagione dopo stagione mai uguale a se stessa, sempre cangiante, un mutevole cantiere aperto, un posto fisso ancora da trovare in questa Premier League miliardaria, dove squadre di media classifica come l’Everton possono permettersi di spendere sull’unghia 40 milioni di sterline per un 21enne brasiliano con alle spalle una sola stagione in Inghilterra (leggasi Richarlison) o compagini neo-promosse come il Fulham possono piazzare, poche settimane dopo la promozione, una campagna acquisti da più di 100 milioni, spolpando squadre estere almeno sulla carta più ambiziose (leggasi Nizza, Marsiglia).
In un contesto come questo, c’è ancora chi si affida alle idee, alle scommesse tecniche. I tanti avvicendamenti sulla panchina di Vicarage Road, negli ultimi anni, dalla Championship (Serie B inglese) alla Premier League, hanno scandito come un orologio l’epopea dei Pozzo, da sei anni proprietari del club che poggia le sue radici alle porte nord di Londra: dal 2012, anno di insediamento della proprietà italiana che detiene anche le redini dell’Udinese in Serie A, si sono avvicendati, in ordine cronologico, tecnici come Gianfranco Zola, Giuseppe Sannino, Oscar Garcia, Slavisa Jokanovic, Quique Sanchez Flores, Walter Mazzarri, Marco Silva e, infine, almeno per ora, Javi Gracia.
Molti di loro hanno lasciato un segno indelebile nella storia dei gialloneri (Jokanovic, Sanchez Flores, Silva: tutti manager che allenano, attualmente, team in campionati di alto livello) ponendo le basi per la squadra che attualmente ha aggiornato i propri libri di storia e quelli della Premier League: con la vittoria di domenica scorsa sul Tottenham, in rimonta per 2-1, gli Hornets, oltre ad aver conquistato la vetta della classifica, hanno di fatto stabilito un proprio personalissimo record, anzi due: mai nella storia, infatti, il Watford aveva vinto le prime quattro partite nel massimo campionato inglese, arrivando alla sosta a punteggio pieno; per di più, contro una squadra, il Tottenham, che non veniva battuta in questa sfida dal lontano 1987, 31 anni fa.
Ed è proprio lui, Javi Gracia, spagnolo classe ’70 di Pamplona, ex-centrocampista di Athletic Bilbao e Real Sociedad tra le altre, tecnico iberico giramondo (prima di approdare in Inghilterra ha allenato in Spagna, in Grecia e in Russia), il principale protagonista di questa storia, il fautore di questa fresca novità – la solidità difensiva, l’organizzazione ermetica tra i reparti – che da tempo immemore non si vedeva dalle parti dell’effervescente Vicarage Road, eterno luogo di alti e bassi, dove tanti treni sono passati ma mai nessuno sembra aver portato davvero da qualche parte. Quello che fino a poco tempo fa sembrava un’accozzaglia eterogenea di calciatori realizzati solo a metà – i vari Ricardo Pereyra, ex-Juventus, José Holebas, ex-Roma, nonché l’eterna promessa e capitano degli Hornets, Troy Deeney, autentica croce e delizia – in questo inizio di stagione, sotto le linee guida del tecnico spagnolo, ha preso più le sembianze di un gruppo coeso, dedito al sacrificio e qualitativo in fase realizzativa. L’Europa, forse, non è più un tabù.