Per i cuori calcisticamente deboli sono stati 12 mesi letteralmente faticosi in quel di Vibo, a cominciare dalla sfortunata retrocessione sul campo ai play-out contro il Catanzaro in cui non bastò essere arrivati davanti in classifica ai giallorossi. Al “Ceravolo” la squadra di Erra vinse 3-2 con grandi rimpianti dei rossoblu rimontati dopo essere stati in vantaggio per 2-1, al ritorno la squadra di Campilongo non riuscì a ribaltare il risultato seppur creando diverse occasioni e l’1-1 del “Razza” sancì la retrocessione nei dilettanti.
Del caso Messina se n’è parlato fin troppo ma all’inizio di questa stagione nessun provvedimento e/o sentenza ha mai fatto giustizia del tutto con il patron Caffo a sfidare tutte le tempistiche possibili cercando il giusto riconoscimento per una società onesta e soprattutto sana attraverso un ripescaggio che sembrava scontato oltre che meritato. Niente di tutto ciò avvenne, tutto l’ambiente si trovò in difficoltà non solo ad inizio stagione ma anche a campionato in corso: la squadra che era ancora un cantiere aperto, un numero di partite elevato da recuperare e un pensiero costante che quella categoria fosse una grande ingiustizia. Una situazione del genere rischierebbe di mandare all’aria la stagione di ogni società, ma non quella della Vibonese. La squadra di Nevio Orlandi ha infatti condotto un campionato straordinario con una grande rimonta in classifica arrivando primo a pari merito col Troina battendolo ai rigori nello spareggio di Reggio Calabria.
Una gioia immensa per tutto l’ambiente vibonese che coincide qualche giorno dopo con il comunicato ufficiale della Corte Federale d’Appello che accoglieva il ricorso della Vibonese posizionando il Messina in ultima posizione nella stagione precedente e dichiarando che la società avrebbe dovuto giocare questa stagione in Serie C. Una magra consolazione visto il ritardo ma Caffo indomito è pronto a richiedere un maxi risarcimento danni alla Lega di Serie C per un campionato che non ha giocato ma che, con umiltà e merito, ha riconquistato sia sul campo che in tribunale.
