Home Calcio 360º Mondiali 2018: grande equilibrio e portieri protagonisti, Spagna e Danimarca fuori

Mondiali 2018: grande equilibrio e portieri protagonisti, Spagna e Danimarca fuori

by Redazione Sport Time Calabria

Due ottavi di finale terminati in pareggio col risultato di 1-1. Risultato maturato in entrambe le gare nei rispettivi primi tempi, a testimonianza del fatto che il peso e l’importanza dei match iniziano a farsi sentire e sicuramente aumenteranno ulteriormente man mano che andremo avanti.

SPAGNA – RUSSIA 4-5 dopo i calci di rigore (1-1 FT)

La prima sfida della giornata è quella che vede opposte la Spagna ed i padroni di casa della Russia. Due mentalità e due atteggiamenti tattici completamente opposti. Hierro manda in campo i suoi col 4-2-3-1 con Koke e Busquet davanti la difesa ed un trio di trequartisti composto da Asensio, Silva ed Isco a supporto dell’unica punta Diego Costa. I russi rispondo con un abbottonatissimo 5-4-1 con Golovin che ha il compito di supportare l’unica punta Dzyuba partendo da sinistra, sacrificato quindi l’ex Real Madrid Cheryshev che fino a questo momento era stato uno dei protagonisti principali.

Il tema tattico della partita è praticamente sempre lo stesso per tutti i 120 minuti: possesso palla spagnolo e Russia che chiude ogni varco con 9 giocatori di movimento perennemente sotto la linea della palla. Padroni di casa che comunque dimostrano grande organizzazione e grande compattezza, tutti si sacrificano e portano avanti una strategia ben precisa, ovvero quella di far girare il più possibile a largo i portatori di palla spagnoli per costringerli il più possibile a mettere palloni in mezzo dove possono giganteggiare anche grazie all’aggiunta del terzo centrale difensivo.

Le due linee di difesa e centrocampo della Russia costantemente a protezione della propria area di rigore

Ci riescono molto bene, infatti il possesso palla degli spagnoli è spesso lento e macchinoso, chi è senza palla si muove poco, tutti vogliono il pallone tra i piedi. Eppure dopo poco più di dieci minuti gli spagnoli riescono a portarsi in vantaggio con la sfortunata deviazione del capitano Ignashevich che è talmente impegnato a cercare di ostruire Sergio Ramos, sugli sviluppi di una punizione battuta da Asensio, da non accorgersi della palla che va a sbattergli addosso per poi carambolare in rete. Episodio questo che in teoria metterebbe la partita in discesa per la nazionale di Hierro, che però mantiene lo stesso atteggiamento ai limiti della supponenza e non riesce a creare pericoli degni di nota alla porta di Akinfeev. Anzi, in realtà è la Russia che, complice ovviamente lo svantaggio, cerca di essere più aggressiva e propositiva e, seppur non creando azioni particolarmente pericolose, almeno cerca di pressare più alta provando a mettere in difficoltà i portatori di palla avversari.

Il pressing più aggressivo della Russia quando si trovava in svantaggio

E non è un caso che proprio in questa fase, al terzo calcio d’angolo conquistato, arrivi l’episodio favorevole ai russi che intorno al 40° minuto riescono a procurarsi un calcio di rigore grazie a Pique che salta in modo molto scomposto e intercetta un colpo di testa di Dzyuba con la mano. Nessun dubbio per l’arbitro che assegna il penalty, ed è proprio il centravanti che pensa a trasformarlo e a mandare in visibilio il popolo russo presente sugli spalti. Squadre che vanno dunque al riposo sul punteggio di 1-1.

Nella ripresa girandola di cambi con Cherchesov che manda in campo nell’ordine Granat, Cheryshev e Smolov rispettivamente per Zhirkov, Samedov e l’autore del gol Dzyuba. CT russo che si prende un rischio in quanto al 65° non ha più cambi a disposizione, ma che forse conscio dell’enorme sforzo che stavano compiendo i suoi ha deciso che immettere forze fresche fosse fondamentale per continuare a coltivare il sogno. A questo punto Golovin si accentra ad interpretare il ruolo di interno quasi alla Coutinho sul centro-sinistra; il talento russo non ha infatti sfigurato e, seppur in una partita dove si è sacrificato tantissimo, ha mostrato ancora una volta di avere qualità e personalità davvero importanti.

E proprio quando la Russia aveva appena compiuto il terzo cambio, Hierro ha risposto con la sua prima sostituzione facendo entrare Iniesta, di cui sinceramente si era sentita una grande mancanza. Gli altri cambi saranno quelli di Carvajal per Nacho e Iago Aspas per un inconsistente Diego Costa, lasciato fin troppo solo nella morsa dei tre giganti russi. E sarà proprio Iniesta a creare l’occasione più pericolosa dell’intera gara a pochi minuti dal 90° quando cerca il gol con un bel tiro da fuori costringendo Akinfeev al doppio intervento, su di lui prima e sul tentativo di ribattuta di Iago Aspas poi.

Non succede altro di rilevante, la Spagna termina la gara con oltre 1100 passaggi, che servono però a ben poco in quanto la Russia riesce a portare la partita fino ai calci di rigore, dove si sa che i valori tecnici si livellano e ce la si può giocare anche con dei campioni assoluti come quelli spagnoli. Ed infatti, grazie ad un Akinfeev mostruoso, i padroni di casa eliminano gli ex campioni d’Europa e del Mondo contribuendo probabilmente a far chiudere un ciclo ma, principalmente, riuscendo a far godere un’intera nazione che ora sogna davvero in grande. I russi segnano sempre, mentre per la Spagna sbaglia prima Koke e poi Iago Aspas il cui errore finale consegna, appunto, il pass per i quarti di finali alla nazionale ospitante di questi Mondiali.

CROAZIA – DANIMARCA 4-3 dopo i calci di rigore (1-1 FT)

In serata abbiamo assistito all’altro ottavo di finale tra Croazia e Danimarca. In questo caso a passare sono stati i favoriti della vigilia, ma dire che lo abbiano fatto con fatica è dir poco. La gara è stata molto equilibrata, con una Danimarca che ha sorpreso per personalità e che non si è mai fatta intimidire dai più quotati avversari. I danesi si sono schierati con un              4-2-3-1 con Eriksen a fare da collante tra i due reparti di centrocampo e attacco nel ruolo di trequartista, Poulsen sulla destra e Braithwaite sulla sinistra, a supporto del gigante dell’Atalanta Cornelius. I croati hanno risposto con un 4-3-3 con inizialmente Brozovic in posizione centrale e Modric e Rakitic ai suoi lati, con in avanti Mandzukic a fare a sportellate supportato sulle fasce da Rebic e Perisic.

Il trio di centrocampo croato in costruzione, e lo schieramento della Danimarca

L’inizio della gara è letteralmente uno shock. Dopo un minuto la Danimarca passa in vantaggio con la rete del centrale difensivo Jorgensen che in mischia riesce a insaccare con la complicità di un non perfetto Subasic, il quale avrà comunque modo di farsi perdonare ampiamente. Dopo soli tre minuti la reazione croata porta la palla in area e sugli sviluppi di un cross un tentativo di rilancio della difesa danese si trasforma dopo una carambola clamorosa in un assist per Mandzukic che si fa trovare pronto ed insacca la palla del 1-1.

Questa altalena di emozioni ravvicinate deve essere suonata come un campanello d’allarme per entrambe le squadre che per tutto il resto della gara sono state molto attente a non commettere più errori che potessero regalare altre occasioni da rete agli avversari. Ne è uscita una gara equilibrata, maschia, ma allo stesso tempo interessante sia dal punto di vista tattico che tecnico. Entrambe le squadre hanno messo in mostra le proprie qualità: grandissima forza fisica per la Danimarca, unita ad ottima tecnica nella fase avanzata del campo con Eriksen e Poulsen su tutti; quelle della Croazia le conoscevamo già molto bene con grande palleggio a centrocampo e grande atletismo e forza in avanti.

Tuttavia la partita non si sblocca più, con i danesi che tengono testa alla grande e si rendono pericolosi almeno quanto i loro avversari, cercando di ribattere colpo su colpo. L’emblema di tale equilibrio è un possesso palla sostanzialmente pari tra le due squadre. Modric, un po’ ad intermittenza, è riuscito comunque ad illuminare la manovra e a sfornare un paio di assist deliziosi. Uno di questi ha portato all’occasione più clamorosa di tutto il match quando a 5 minuti dal termine dei supplementari ha servito in profondità un inesauribile Rebic il quale dopo aver saltato il portiere è stato atterrato da Jorgensen un attimo prima che potesse insaccare la palla nella porta ormai sguarnita.

A questo punto entrano in scena i veri protagonisti della serata, ovvero i due portieri. Il primo a salire in cattedra è Kasper Schmeichel che si esalta di fronte al papà Peter, ex leggenda del Manchester United considerato tra i più forti portieri della storia, e neutralizza, bloccandolo, il calcio di rigore che avrebbe potuto chiudere il discorso qualificazione battuto da Modric. Si va dunque ai calci di rigore e qui parte anche il Subasic show. I due numeri 1 sono i protagonisti assoluti: il primo a essere vittima del portiere croato è Eriksen, poi tocca a Badelj farsi parare il tiro dal dischetto dal figlio d’arte Schmeichel. Poi arrivano quattro gol in successione con Kjaer, Kramaric, Krohn Dehli e Modric. A questo punto ancora Subasic si ripete ai danni di Schone, la Croazia può portarsi in vantaggio ma Schmeichel nuovamente si supera e para su Pivaric. Ultimo calcio di rigore a testa, Subasic ormai in trans agonistica è insuperabile e para il tiro del subentrato Jorgensen, Rakitic non fallisce e Croazia che tra mille difficoltà ed emozioni riesce ad accedere ai quarti dove affronterà la Russia in una sfida che, dopo quanto visto nella giornata di ieri, si preannuncia forse più equilibrata di quanto si potesse pensare.

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