Il Crotone era chiamato ad una prestazione convincente, oltre che ad una vittoria che, unita a quella contro il Padova di una settimana fa, avrebbe dovuto o potuto rilanciare la squadra di Stroppa dopo la crisi di risultati delle giornate precedenti.
La Salernitana arrivava invece allo Scida forte dei 13 punti in classifica e vogliosa di proseguire la propria striscia positiva.
Partendo proprio dalla squadra ospite l’ottimo Colantuono ha schierato la propria squadra con un 3-5-2 ostico da superare e pericoloso nelle ripartenze grazie ad atletismo notevole e ottime doti tecniche dei propri uomini chiave.
Per quanto riguarda il Crotone, invece, Stroppa ha completato la “trasformazione” della squadra arrivando finalmente a schierare il tanto auspicato, da gran parte della stampa e della tifoseria, 4-3-3.
Un terzino di ruolo, Faraoni, sulla destra. Preferito Vaisanen a Marchizza, con Sampirisi impiegato sul centro-sinistra.
Barberis che a differenza della gara contro il Padova ha fatto realmente il riferimento davanti la difesa, con Molina che ha provato a fare la mezzala vera e propria, così come Rohden dall’altra parte.
Tridente formato da Budimir nella posizione di centravanti e sui lati Stoian e Firenze. Questi ultimi non sono delle vere e proprie ali: il rumeno lo era ma ormai il suo raggio d’azione si era definitivamente spostato in una zona più centrale e arretrata del campo, anche visto il suo stile di corsa fatto più di strappi pericolosi nello stretto che di veri e propri allunghi di 40 metri. Firenze invece lo abbiamo già visto in qualsiasi posizione di centrocampo e attacco, tolte il regista e il centravanti; la sua scelta quindi non ci sorprende affatto, va detto però che anche lui è uno che si è capito trovarsi al suo meglio sull’altro lato del campo e che a destra comunque si adatta.
La Salernitana ha dato sin dai primi minuti l’impressione di essere molto quadrata e difficile da superare nelle zone nevralgiche del campo. La difesa a 5 garantiva copertura dell’ampiezza e i tre centrocampisti contribuivano a fare densità nella zona centrale. Di Tacchio con la sua stazza è stato importante soprattutto sulle palle alte e nei contrasti, Odjer è stato inesauribile nel fare avanti e indietro, nel coprire gli inserimenti di Molina alle spalle di Stoian o nel marcare lo stesso rumeno quando quest’ultimo provava a venire tra le linee a prendere il pallone, cosa che succedeva spessissimo.
Se c’è infatti una cosa che si nota sin da subito è che Stoian non fa la vera e propria ala, non va quasi mai in profondità, ma entra quasi sempre in mezzo al campo proponendosi ai portatori di palla, in special modo a Sampirisi e Barberis. In questo modo liberava lo spazio alle sue spalle che sistematicamente Molina provava ad andare ad occupare.
Lo sviluppo dell’azione offensiva del Crotone, quando riusciva a imbastire la manovra con palla a terra, era quindi limitato fondamentalmente a due scelte: palla lunga a scavalcare per la mezzala o palla a terra nei piedi all’ala che veniva incontro.
La stessa dinamica avveniva infatti anche sull’altro, anche se con qualche differenza.
Nell’occasione dell’immagine possiamo notare innanzitutto come Firenze rimanesse comunque molto largo e fosse spesso seguito da Vitale, più che dal centrale difensivo. Questa situazione è molto simile e richiama il gol subito contro il Padova quando Spinelli venne a prendere palla in una posizione quasi uguale a questa di Firenze, per poi perderla a causa della pressione degli avversari e della scarsità di opzioni di passaggio a disposizione.
Qui, infatti, vediamo come Rohden parta bene nello spazio, ma la squadra non dà assolutamente l’impressione di muoversi da squadra. Manca l’appoggio centrale sul quale scaricare, il quale poi potrebbe eventualmente lanciare lo svedese in profondità. Il centro del campo è completamente lasciato alla mercè degli avversari, e questa non è mai un’indicazione incoraggiante.
Stoian ha nelle corde di provare a stare il più possibile nel vivo del gioco, non limitandosi semplicemente ad allargarsi e a tagliare verso il centro come fanno la gran parte delle ali di un 4-3-3. In questo caso lo vediamo ad ispirare l’azione, o almeno a provarci. Perchè l’impegno crediamo ce lo abbia messo tutto, ed è forse l’ultima cosa da imputargli ma, complice anche il vento intenso e fastidioso, non è poi mai riuscito effettivamente ad accendere la luce per i suoi.
Il Crotone ha effettuato la sua prima conclusione verso la porta di una certa importanza a pochi minuti dall’intervallo sugli sviluppi di un calcio d’angolo con un colpo di testa alto di Sampirisi. La Salernitana di contro non ha creato nemmeno lei molto, ha esercitato una buona pressione in alcune fasi, ha collezionato calci d’angolo e ha provato a sfruttare un paio di errori dei difensori del Crotone. Ma in ogni caso ha dato l’impressione di giocare da squadra, di muoversi tutti secondo delle indicazioni prestabilite dal proprio allenatore.
Mazzarani ha provato ogni tanto a dare fastidio sulla trequarti, Vitale ha spinto più dell’altro esterno Casasola, e ha provato col suo ottimo sinistro a mettere palle velenose in area, ma anche lui è non è stato per nulla aiutato dal vento. In avanti Bocalon ci ha messo tanta fisicità e sulle palle sporche è riuscito sempre a mettere in affanno la difesa rossoblu. Jallow ha fatto invece tantissimo movimento su tutto il fronte d’attacco, gestendo ottimi palloni e facendo spesso ripartire i suoi, anche se forse ci si sarebbe aspettati qualcosina in più da lui sul piano della pericolosità offensiva vera e propria.
Al rientro dagli spogliatoi il Crotone pare avere un piglio leggermente diverso, in pochi minuti si vedono un paio di azioni ben organizzate come ad esempio una sovrapposizione di Martella premiata da Stoian, conclusasi poi con un nulla di fatto.
Azioni che dovrebbero essere la normalità e che invece provocano stupore tra i tifosi e tra la critica, tanta è stata l’involuzione della qualità del gioco del Crotone dall’ultima gara dello scorso campionato di serie A ad oggi.
Nonostante l’ossatura della squadra sia rimasta quella mancano completamente le interconnessioni tra i giocatori, ognuno dà l’impressione di giocare per se stesso, non si avverte empatia tra i giocatori. E questo è forse l’aspetto peggiore di tutti, che va oltre i numeri, la tattica, e tutto ciò che è “analizzabile”.
Non a caso infatti, per l’ennesima volta, il Crotone pare reagire e iniziare a giocare da squadra o quasi, dopo aver subito il gol dello svantaggio, causato anche nella gara di ieri da alcuni errori individuali oltre che di reparto abbastanza gravi.
Nel gol subito dalla Salenritana c’è prima l’incertezza di Martella che concede un angolo evitabile, e poi la dormita generale sugli sviluppi di quest’ultimo con Bocalon che controlla un pallone proveniente da una sponda di un compagno a pochi metri dalla porta e insacca.
La sostituzione dell’impalpabile Molina è importante per il Crotone, in quanto permette a Stoian di andare a fare la mezzala a tutti gli effetti con Firenze che cambia lato e va sulla sinistra al posto del rumeno e Crociata che si piazza largo a destra. Anche per Crociata si potrebbe fare un discorso simile a quello di Firenze sulla sua compatibilità col ruolo di ala destra, ma per ora lasciamo il beneficio del dubbio.
A questo punto i padroni di casa iniziano a creare una buona mole di gioco e di occasioni ma Budimir non brillerà per lucidità e precisione, sprecando diverse chances di cui un paio clamorose. Nel frattempo la Salernitana, a cui non sembra vero di trovarsi in vantaggio col minimo sforzo offensivo profuso, si concentra esclusivamente sulla fase difensiva, non riuscendo più a creare pericoli alla porta di Cordaz.
Con l’ingresso di Simy per Stoian, che non accetta per nulla la scelta di Stroppa, è un Crotone a trazione anteriore che non ha ormai nulla da perdere. Il solo Barberis rimane a copertura del centrocampo, partita negativa anche per lui, mentre Rohden si butta in area appena la palla è su una delle due fasce e rientra poi sulla trequarti, per una sorta di 4-1-3-2.
Lo sforzo finale profuso dagli squali porta al pareggio siglato da Simy su cross di Martella e con un po’ di fortuna avrebbe potuto portare anche al gol del 2-1, ma ciò non avrebbe cambiato di molto il giudizio sull’interezza della gara.
Anche dal punto di vista tattico, lo scenario in cui giocando in casa devi recuperare lo svantaggio non è assolutamente adatto ad essere preso come esempio dal quale ripartire e dal quale prendere ispirazione per come debba giocare sempre la squadra.
Si potrebbe approfondire il discorso della reazione al gol subito, ma spesso si sovra-stima questo aspetto senza considerare che magari la squadra avversaria, una volta passata in vantaggio, possa volontariamente concedere più spazio e allo stesso tempo lasciare al Crotone le chiavi della gara. Ma questo non per forza significa che ci sia stato un effettivo miglioramento dal punto di vista del gioco, dell’equilibrio o della pericolosità offensiva.
Il Crotone iniziale, nonostante il modulo di cui tanto si è parlato, non ha per nulla convinto. Ma non perchè non abbia corso o non ci abbia messo la voglia, almeno questa è la nostra impressione, ma perchè invece pareva corresse a vuoto. Sempre in ritardo sulle seconde palle e sui contrasti. Si sono visti spesso giocatori isolati essere obbligati a provare degli uno-contro-uno senza che però l’inerzia dell’azione lo permettesse, con conseguenti perdite di palla sistematiche.
Se questa squadra vuole sperare ancora di lottare per l’obiettivo che si è prefissato deve iniziare a giocare da squadra, sta alla società capire come fare in modo che questo accada.