Ciò che rende speciale l’avvicinarsi dei Mondiali è, spesso, l’attesa stessa. Smaltite – bene o male – le emozioni vissute nella regolare stagione calcistica appena conclusa, gli appassionati calciofili, all’aurora dell’estate iridata, cominciano a sognare il Mondiale che sarà, a studiare le rose delle varie selezioni coinvolte, a scommettere su rivelazioni e sorprese, vittorie e improbabili débâcle. Momenti magici, fanciulleschi, carichi di aspettativa e suggestione. Quello che si appresta a partire in Russia sarà sì, con tutta probabilità, il Mondiale dell’eterno duello tra Messi e Ronaldo, del Brasile di Neymar in cerca del riscatto, della Germania campione del Mondo – che si presenta ai nastri di partenza come prima corazzata da battere – e della Francia sprizzante del talento di Griezmann e Pogba; ma sarà anche, inequivocabilmente, il Mondiale delle piccole nazionali e delle loro grandi storie, dei giocatori semi-sconosciuti giunti all’improvviso sul proscenio più importante dell’arte pedatoria a giocarsi l’occasione della vita, così come dei giovani potenziali crack mondiali ansiosi di mettersi in mostra nella vetrina più illustre di tutte.
Tra questi ultimi, i primi nomi che balzano immediatamente in mente sono quelli di Timo Werner, Kylian Mbappè, Rodrigo Bentancur o Sergej Milinkovic-Savic; alcuni di loro talenti di “casa nostra”, altri già fascinose star internazionali. Ma vi sono anche altre giovani promesse che, magari perché appartenenti a nazionali meno glitterate, spesso con minima risonanza mediatica, non aspettano altro che scintillare di luce propria nelle notti stellate di Russia 2018, pronti a stupire il Mondo intero. Di questi, ne abbiamo selezionati cinque, di altrettante nazionali diverse, appartenenti a cinque differenti gironi.
- Aleksandr Golovin, 22 anni (Russia)
Nella “vecchia” Russia brilla la stellina di Aleksandr Golovin, nato il 30 maggio 1996 a Kaltan, cittadina sperduta nella remota regione del Kemerovo, Siberia sud-occidentale, a circa 3.617 km dalla capitale Mosca. Golovin rappresenta il giocatore più giovane della selezione guidata dal CT Stanislav Cherchesov, ma anche la più grande speranza dei tifosi di casa, che vedono in lui il miglior talento di una squadra che, in un girone di ferro dove spiccano Egitto ed Uruguay, farà non poca fatica a qualificarsi per gli ottavi di finale. Centrocampista moderno, agile, con elevate capacità tecniche e spiccate doti offensive, Golovin è stato campione di Russia col CSKA Mosca, club nel quale tuttora milita (7 gol e 6 assist, tra campionato ed Europa, nell’ultima stagione), anche se probabilmente ancora per poco, visto che la Juventus è pronta ad accaparrarselo in fretta e furia, prima che il suo valore possa schizzare oltre la volta russa, tra una giocata e l’altra sui campi della manifestazione iridata.
- Achraf Hakimi, 19 anni (Marocco)
Achraf Hakimi è improvvisamente balzato agli onori della cronaca il 9 dicembre 2017, nella cornice dello stadio Bernabeu, durante uno di quegli spumeggianti show marchiati Real Madrid – che tanto appagano gli esigenti tifosi madridistas – ai danni del malcapitato Siviglia. Era la quindicesima giornata della Liga e la squadra di Zidane travolse con un netto 5-0 i Rojiblancos. La fresca novità, nella formazione schierata dal franco-algerino, era rappresentata Achraf Hakimi, 19 anni compiuti lo scorso novembre, schierato nel ruolo di terzino destro al posto dell’acciaccato Carvajal. In realtà, più che di un esordio assoluto in camiseta blanca, la titolarità di Achraf possedeva più i crismi di una prova del fuoco, dopo una serie di belle presenze, contro una delle big del calcio iberico. Il talento marocchino aveva infatti già esordito in prima squadra all’alba dell’ottobre del 2017, giocando 90 minuti e facendo un figurone nella vittoria per 2-0 contro l’Espanyol. Dopo l’esordio, Achraf racimolò altri minuti in campionato più qualche presenza in panchina; esordì in Copa del Rey contro il Fuenlabrada e tornò titolare in Liga nel match di quel 9 dicembre con il Siviglia, dove firmò il 5-0 definitivo dopo una travolgente sgroppata sulla fascia destra. Fu lì che il mondo pallonaro – spagnolo e non solo – fece conoscenza col marocain nato il 4 novembre 1998, ma Hervé Renard, 49 anni, C.T. della nazionale del Marocco dal febbraio 2016, figura quasi mistica nel Continente Nero, discepolo di Claude Le Roy e vincitore di due Coppe d’Africa con due nazionali diverse – Zambia (2012) e Costa d’Avorio (2015) – a quel punto aveva già giocato d’anticipo, rivelando la lungimiranza che lo contraddistingue. Il Marocco aveva già perso definitivamente l’ex-barcelonista Munir El Haddadi, che nel 2014 decise di sposare la causa spagnola a scapito della sua terra d’origine; non poteva dunque lasciarsi sfuggire altri talenti, ma soprattutto non poteva farsi scappare anche Achraf. Hervé Renard, coi Mondiali all’orizzonte e col grande sogno del Marocco di parteciparvi dopo 20 anni di digiuno, toccò le corde giuste e convinse il giovanissimo Achraf, nell’ottobre del 2016, a vestire la maglia dei Leoni di Atlas, a nemmeno 18 anni, con la quale infine si qualificò al Mondiale. Al fianco della stella di copertina Hakim Ziyech e dello spumeggiante Amine Harit, sui campi di Russia ci sarà anche Achraf Hakimi, l’oro Blanco di Rabat, il volto genuino di un Marocco che vuole ritagliarsi uno spazio nella storia del calcio.
- Daniel Arzani, 19 anni (Australia)
Il più giovane del Mondiale è lui, Daniel Arzani, nato a Khorramabad, in Iran, il 4 gennaio 1999, sebbene in Russia non vestirà la maglia del Tim Mellì ma quella giallo-sole dell’Australia, paese dove si è trasferito con la famiglia all’età di 7 anni, e dove, soprattutto, si è formato calcisticamente e umanamente. Alto appena un metro e settantacinque centimetri, Arzani è un’ala tutta agilità e fantasia, che fa della velocità progressiva la sua arma vincente e che di sicuro rappresenta il prospetto più interessante dell’intero movimento australiano. Ha esordito nella prima squadra del Melbourne City nel 2016 ma, di fatto, ha alle spalle una sola stagione di calcio professionistico, nella quale tuttavia si è messo in luce come miglior giovane talento della A-League (il massimo campionato australiano), guadagnandosi anche un posto nella formazione tipo del paese dei canguri nella stagione 17/18, grazie ad una manciata di gol, assist e giocate da capogiro. Il CT dei Socceroos, Bert Van Marwijk, lo ha fatto esordire lo scorso 1 giugno contro la Repubblica Ceca, dove è subentrato a partita in corso, ma Arzani si è messo soprattutto in luce nell’ultima amichevole pre-Mondiale, il 9 giugno contro l’Ungheria, siglando una rete e provocando l’autorete magiara, decisiva per il 2-1 finale. In molti, in Australia, giurano che dopo il Mondiale il giovane Daniel farà le valigie, direzione Europa. Prima, però ci saranno da affrontare i vari Griezmann ed Eriksen, in un girone che di preannuncia essere tutt’altro che semplice per la nazionale oceanica.
- Hirving Lozano, 22 anni (Messico)
Hirving Lozano si chiama così per colpa di un funzionario comunale di Città del Messico, che aggiunse una H davanti ad Irving. Nato il 30 luglio 1995 nella capitale messicana, è soprannominato “El Chucky”, come la bambola del film horror “La bambola assassina”, perché da bambino amava nascondersi sotto i letti per poi sbucare fuori all’improvviso, spaventando chiunque gli capitasse sotto tiro. Ala sinistra, la sua prima campagna europea, con la maglia del PSV Eindhoven campione d’Olanda, è stata un autentico successo, con 19 gol e 11 assist in 34 partite, confermando le confortanti premesse che aveva messo in mostra nel Pachuca, nel campionato messicano. Con la Tri, la selezione messicana, nonostante i soli 22 anni vanta già 28 presenze e 7 realizzazioni, una delle quali siglata entro i confini russi, nella Confederations Cup dell’anno passato, proprio contro la Russia padrone di casa. Si tratta, in maniera inequivocabile, del talento più interessante del Messico del CT Juan Carlo Osorio, che nel girone dovrà affrontare Germania, Svezia e Corea del Sud e che avrà dunque bisogno delle doti della sua stella più promettente per provare ad accedere agli ottavi di finale del Mondiale.
- Ismaïla Sarr, 20 anni (Senegal)
Gli appassionati del campionato francese lo sanno, lo Stade Rennais, squadra dell’antica città di Rennes, “capitale” della Bretagna, è un club sforna-talenti, il più famoso dei quali probabilmente è stato recentemente rappresentato da Ousmane Dembelé, stella del Barcellona ora in Russia con la Francia di Deschamps. Nei Rouges et Noirs milita anche Ismaïla Sarr, nato il 25 febbraio 1998 a Saint-Louis, in Senegal, ma portato in Europa nel 2016, appena due anni fa, dal Metz, club che nell’Africa sub-sahariana ha una rete scout articolata e radicata, che ogni anno trasferisce decine e decine di giovani promettenti calciatori africani in Francia (tra cui Emmanuel Adebayor, nel passato, o Sadio Mané, attuale compagno di squadra di Sarr nel Senegal). Sarr si è messo subito in mostra nella prima stagione transalpina, attirando le attenzioni del Rennes, che lo acquistò nel luglio del 2017, “bruciando” la concorrenza niente meno del Barcellona, rifiutato dallo stesso giovane calciatore senegalese, in quanto avrebbe rappresentato, secondo le sue stesse parole, un salto troppo grande per la sua giovane carriera. Una decisione difficile, ma nello stesso una scelta consapevole per non bruciarsi subito le proprie carte, che riflette una maturità mentale quasi anacronistica, d’altri tempi. Paragonato, in patria, proprio a Sadio Mané, Sarr è un’ala destra longilinea, abituata a giocare anche sulla fascia mancina, che mesce sapientemente tecnica e rapidità di gambe. Con lui e con Mané in qualità di armi letali sulle fasce, il Senegal spera di replicare il cammino dell’ultima partecipazione ad un Mondiale, quello nippo-coreano del 2002, dove i Leoni della Teranga conquistarono i quarti di finale. Il fil rouge, il filo conduttore, è Aliou Cissé, allora capitano del Senegal della Generazione d’Oro, adesso CT di una selezione che si giocherà le proprie chances nel girone all’apparenza più equilibrato e affascinante di Russia 2018, composto, oltre che dal Senegal, da Polonia, Colombia e Giappone.
Le storie di tutte le giovani promesse, ciascuna esclusiva ed articolata a suo modo, si intrecceranno, anche se solo per pochi giorni, sui campi di Russia 2018, da Kaliningrad a Ekaterinburg, passando per Mosca e Samara. Per alcuni di loro, la Coppa del Mondo rappresenterà la rampa di lancio definitiva per la propria scintillante carriera; per altri, più semplicemente, la realizzazione di un desiderio che si serba fin da bambini. Non resta quindi che godersi la festa Mondiale e le sue suggestioni, assistere allo scriversi della storia proprio sotto i nostri occhi, rinnovare il mito della manifestazione che scandisce il ritmo dei nostri sogni.