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[STC Profili] – Fabiana Giampà, campionessa mondiale di MMA

by Redazione Sport Team Calabria

Sport Team Calabria ha avuto il piacere e l’onore di poter fare una bella chiacchierata con Fabiana Giampà, crotonese classe ’96, campionessa mondiale 2017 di MMA, che recentemente si è confermata per l’ennesima volta anche campionessa italiana.
Fabiana, mamma di un bimbo di 4 anni, attualmente vive a Papanice, fa parte della Scuola Olimpia ed il suo maestro è il crotonese Fabio Cusato, figura ovviamente fondamentale nella sua crescita come atleta, e non solo.

Ma andiamo a conoscerla meglio.

Ciao Fabiana, per prima cosa raccontaci come nasce la tua passione per le arti marziali in generale, ed a quanti anni le hai praticate per la prima volta.

“La mia passione per questo sport è nata grazie ad alcuni amici che lo praticavano, ed alla curiosità di voler provare qualcosa di nuovo. Ho iniziato quando avevo 13 anni.”

Avevi provato altri sport in precedenza?

“Sì, prima facevo danza classica. Ma non mi sentivo molto a mio agio, sentivo che non era lo sport che faceva per me, sia perchè avevo una corporatura più robusta delle altre bimbe, e sia perchè proprio non lo sentivo come mio.”

Pensi ti abbia comunque aiutato a livello fisico, aver fatto danza, o no?

“Sì, mi ha aiutato per quanto riguarda l’elasticità con le gambe, questo assolutamente.”

In che momento hai capito che sarebbe potuto diventare più che un semplice passatempo?

“Inizialmente l’ho sempre praticato, ma non a livello agonistico. Ho fatto comunque i miei match, ho conosciuto l’ambiente e tutto il resto ma, appunto, mi sono principalmente ambientata. Poi sono rimasta incinta, quindi mi sono dovuta ovviamente fermare per la gravidanza e l’allattamento; ma proprio in quel periodo ho capito che quando sarei tornata avrei voluto iniziare a farlo a livello agonistico e sarei voluta crescere.”

Facendo un riepilogo, per poi entrare nel dettaglio, al momento cosa puoi vantare nel tuo palmares già pieno di titoli?

“Allora, la vittoria più importante è senz’altro il Mondiale del 2017 in Bahrein, poi a Giugno 2018 a Bucarest agli Europei ho preso il bronzo di categoria. Per quanto riguarda invece i campionati italiani ho vinto le ultime tre edizioni. All’ultimo Mondiale del mese scorso che si è tenuto sempre in Bahrein, invece, ho cambiato categoria dai “66 kg” ai “61 kg”, ma mi sono fermata agli ottavi.”

Che esperienza hai vissuto andando due volte in Bahrein, come ti sei trovata?

“In Bahrein mi sono sempre sentita come se fossi a casa, So che sembra strano a dirlo, ma davvero nonostante il timore iniziale, mi sono trovata benissimo ed in generale come donna mi hanno sempre trattato alla grande. Ho conosciuto persone fantastiche, dai manager al Principe, tutto organizzato alla perfezione. L’arena stupenda, ed è stato uno dei mondiali più visti in assoluto, per quanto riguarda le arti marziali.”

Nella spedizione del 2017 eravate in 11 a rappresentare la nazionale italiana, e solo tu sei andata a medaglia. Bilancio non proprio positivo globalmente?

“Beh sì, sicuramente ci si aspettava più medaglie. Io ero forse la meno quotata, sulla carta, ma semplicemente per il fatto che fossi la più giovane e “la nuova” del gruppo, non perchè non credessero in me o altro.”

Solitamente chi esordisce in una competizione simile non punta alla vittoria finale, tu invece ci credevi sin dall’inizio?

“Mi ero preparata davvero bene. Col mio maestro Fabio Cusato, oltre alla preparazione fisica, abbiamo curato tantissimo anche quella mentale. Ed infatti mi ero messa in una condizione psicologica in cui potevo affrontare qualsiasi situazione e qualsiasi avversità.

E questo mi ha aiutato tantissimo: mi sono ritrovata lì, da sola, con un coach all’angolo che non conoscevo. Certo, era il coach della nazionale, che comunque ha saputo aiutarmi tanto; ma durante un combattimento avere al proprio angolo il tuo maestro personale è tutta un’altra cosa, sentire una voce familiare, avere una persona che ti conosce alla perfezione vicina è davvero importante, ma comunque ce l’ho fatta ugualmente.”

Raccontaci un po’ dell’emozione vissuta appena ti sei laureata campionessa del mondo. Il tuo primo pensiero? Hai fatto una dedica particolare?

“Allora, partendo dal presupposto che io sono una persona molto credente, anche nella vita di tutti i giorni, in un primo momento mi è venuto istintivo pregare e ringraziare Dio per quello che ero riuscita a fare. Poi ovviamente l’ho dedicata alle persone a me più care, e che mi sono sempre state vicine, a mio nonno, ai miei genitori. Ma anche, e soprattutto, a me stessa per tutti i sacrifici che ho fatto e che sono stati ripagati nel migliore dei modi.” 

A proposito proprio di sacrifici, ci racconti la tua giornata tipo quando ti alleni per una competizione così importante?

“La fase più difficile a livello fisico sono i mesi 2/3 mesi precedenti alla competizione, mentre la fase finale è molto più stressante a livello mentale, mentre è più una fase di scarico fisicamente. 
Comunque ho la sveglia molto presto, alle 6, perchè devo fare colazione prima possibile, per poter poi affrontare al meglio l’allenamento mattutino. Poi pranzo e faccio spesso un altro allenamento la sera. L’aspetto più difficile forse è seguire il regime alimentare alla lettera, in quanto mantenere sempre lo stesso peso è fondamentale e allo stesso tempo molto dura.”

Le arti marziali in generale sono sempre considerate tra gli sport dove c’è maggior rispetto tra avversari e atleti in genere. Confermi questa cosa? Com’è il tuo rapporto con le altre atlete con le quali ti scontri in arena?

“Guarda, questa è una cosa che dipende molto da persona a persona. Io tendo ad avere un rapporto anche con le mie avversarie, certo nulla di troppo personale, dato che poi comunque quando c’è competizione… c’è competizione. Ma in ogni caso ho instaurato un bel rapporto con diverse ragazze, sia della mia stessa categoria, sia di altre categorie. Quindi, ad esempio, se io voglio andare ad allenarmi insieme a qualcuna di loro, si organizzano dei periodi in cui ci si allena insieme, o quando non si può magari ci sentiamo per discutere di aspetti tecnici o di altro.”

Quindi anche con le compagne di nazionale vi vedete e vi allenate spesso insieme?

“Sì, anche se non sempre è facile per me. Pensa che sono l’unica da Roma in giù, quindi mentre per le altre è più semplice incontrarsi, per me è un po’ più complicato anche a livello logistico.”

Parlando ancora di nazionale. come ci si entra a farne parte? E come si mantiene il posto?

“Allora, durante l’anno ci sono diversi match che assegnano punti proprio in funzione della qualificazioni alle finali nazionali dalle quali usciranno poi gli atleti della nazionale italiana. Ad esempio, avendo vinto ora il titolo italiano sono qualificata alle finali di Gennaio, dopo le quali se dovessi vincere manterrei il mio posto in nazionale per tutto l’anno prossimo. 
Nel caso però dovessi decidere di passare al professionismo, poi cambierebbe tutto, non farei più parte della nazionale, ma diventerebbe una questione totalmente “privata”.” 

Interessante, quindi stai dicendo che hai intenzione di passare al professionismo a breve?

“Sì, diciamo che ci sono abbastanza vicina. Spero il prossimo anno di riuscire a scendere definitivamente di peso, ai “61 kg”, e di poter trovare un buon contratto, ed a quel punto diventerei professionista. Ma comunque è una decisione da valutare bene, in quanto cambierebbe tutto anche dal punto di vista della preparazione, degli allenamenti etc. perchè poi diventerebbe un lavoro vero e proprio, con tutte le conseguenze del caso.”

Tornando un attimo al Mondiale. Come si ritrovano subito stimoli e motivazioni dopo una vittoria del genere?

“La motivazione principale per me è rappresentata dalla competizione successiva. Subito dopo il Mondiale ho iniziato a preparare l’Europeo 2018. Ma in generale è comunque la passione a spingermi ad allenarmi e a dare il massimo ogni giorno, in ogni allenamento.”

Dicevi dell’Europeo di Bucarest, parlaci un po’ di com’è andata.

“L’Europeo è stata un’esperienza molto difficile. Ho avuto alcuni problemi fisici nei mesi precedenti dai quali ho dovuto recuperare, non ero al mio massimo ma sono comunque andata a combattere consapevole che sarei potuta non arrivare a medaglia. Invece poi ho conquistato il bronzo che è stato quindi un altro grande risultato per me, anche perchè forse la qualità media delle atlete all’Europeo è anche più alta di quella del Mondiale, ed inoltre ci sono molte più atlete a concorrere.”

Tu ti sei laureata campionessa del mondo a soli 21 anni. Sei stata un’eccezione o è comune trovare altre atlete al top giovani come te? A che età si inizia a diventare “vecchi” in questo sport?

“Anche questo è un aspetto molto personale. E può dipendere da diversi fattori, come ad esempio quanti match un atleta fa in un determinato periodo, ma soprattutto che tipo di match fa. Per dire, un conto è fare tanti match in un anno, ma di difficoltà molto bassa dove subisci pochi “danni”, un altro è farne di meno ma più probanti e molto più duri a livello fisico e mentale. 
Quindi in generale è importante come il tuo fisico risponde e assorbe i “danni” che ad ogni incontro subisci. Ad esempio ci sono atlete che a 35 anni ancora si allenano e combattono a livello professionistico. E per la prima domanda, sì, si trovano diverse campionesse giovani o poco meno giovani di me, sui 23-24 anni.”

Cosa è cambiato nella tua vita dopo la vittoria del Mondiale, se è cambiato qualcosa?

“Nella vita di tutti i giorni non è cambiato praticamente nulla. Ti ripeto, la mia vita è suddivisa equamente tra gli allenamenti e la mi famiglia, quindi da quel punto di vista è rimasto tutto uguale. Quello che è cambiato, o meglio, cresciuto è il mio spirito e la mia voglia di fare sempre meglio, quello sì. O anche il fatto che comunque ho ricevuto tanti attestati di stima, diverse chiamate per interviste o altro, e anche molte proposte dall’estero per andare ad allenarmi presso alcune importanti scuole, cosa questa davvero molto bella.”

Tuo figlio ha 4 anni adesso. Come vive lui, e quanto capisce, dello sport che pratichi? Come influisce nell’educazione che provi a dargli e nella vita di tutti i giorni?

“Capisce già molto bene. Non ha ancora iniziato a praticarlo, né voglio imporglielo, assolutamente. Comunque l’aspetto dell’educazione è molto importante, cerco sempre di fargli capire che il ring è una cosa, la vita quotidiana è tutt’altra. Per un bimbo sentire la mamma che gli dice che va a combattere, vedere i suoi incontri in TV come lui già fa, non una cosa per nulla facile, quindi mi impegno davvero al massimo per aiutarlo a comprendere il valore ed il significato dei combattimenti, in quanto sport e nient’altro.” 

Grazie Fabiana, sei stata molto gentile e disponibile, oltre che esaustiva nelle riposte. In bocca al lupo per la tua carriera e per la tua vita in generale! 

“Grazie a voi dei STC per la chiacchierata, alla prossima!” 

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